mercoledì 14 aprile 2010

ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISAL, CISL-Università, CNRU, CNU,
CONFSAL-Cisapuni, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, SNALS-Docenti
Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR

Roma, 9 aprile 2010

Le Organizzazioni universitarie denunziano che nessuna delle proposte di
modifica al DDL governativo sull'Università (v. in calce il documento del
15.1.10) è stata accolta negli emendamenti presentati al Senato.
Al contrario, risulta ancora più evidente l'intenzione di scardinare il
Sistema nazionale dell'Università pubblica, concentrando le scarse risorse
in pochi Atenei ritenuti 'eccellenti' e ridimensionando il ruolo di tutti
gli altri.
A livello nazionale, si accentua l'attacco all'autonomia universitaria con
l'attribuzione del potere di valutare l'attività del singolo docente ad una
Agenzia nominata dal Ministro. A livello locale, si aumenta ulteriormente
di fatto il potere del Rettore e del Consiglio di Amministrazione
trasferendo la "competenza disciplinare" dal CUN a "collegi di disciplina"
di Ateneo.
Inoltre si aumenta la differenza tra gli ordinari e gli associati,
nell'ambito di un modello che sarà sempre più costituito da pochi docenti
di ruolo e da una 'base' amplissima di precari, in presenza di funzioni di
docenza svolte e non riconosciute.
Il DDL modifica la natura stessa dell'Università sottraendole il ruolo di
sede principale della Ricerca: non è un caso che non si affrontino la
questione dei ricercatori e quella dell'accesso delle nuove generazioni.
E' oramai più che evidente che si vuole demolire definitivamente
l'Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti.
Contro questo progetto è necessario che la società civile e il mondo
universitario (professori, ricercatori, precari, dottorandi,
tecnico-amministrativi, studenti) si mobilitino compatti.
Si proclama lo stato di agitazione e si invitano tutte le componenti
universitarie a riunirsi insieme nelle Assemblee di Facoltà e di Ateneo per
discutere sul DDL governativo anche alla luce degli emendamenti presentati.
Invitiamo tutti gli Organi accademici (Senati Accademici, Consigli di
Amministrazione, di Facoltà, di Dipartimento e di Corso di Studio) a
pronunciarsi sul DDL governativo.
Si chiede, in particolare, ai professori e ai ricercatori di protestare
contro il DDL governativo anche attraverso la rinuncia a ricoprire ogni
incarico didattico aggiuntivo, come hanno già cominciato a fare soprattutto
i ricercatori in tante sedi.
Si indice una settimana (dal 17 al 22 maggio) di mobilitazione in tutti gli
Atenei.
Si individua la giornata di venerdì 21 maggio 2010 per lo svolgimento di
una Manifestazione nazionale di tutte le componenti universitarie.

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Documento del 15 gennaio 2010:

"ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISL-Università, CNU, CNRU,
CONFSAL, FLC-CGIL, RDB-CUB, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU,
UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR

Le sottoscritte Organizzazioni ribadiscono che le soluzioni proposte
dal DDL governativo sull'Università non consentono il rilancio
dell'Università pubblica come Istituzione strategica per il progresso
culturale, sociale ed economico del Paese, anche per la mancanza di
adeguati investimenti a copertura degli interventi previsti dal DDL
governativo sulla qualità del Sistema; interventi peraltro al di fuori di
un progetto strategico sul ruolo, la funzione e la missione dell'Università.

Ribadiscono inoltre i seguenti punti sui quali sono particolarmente critici:

- l'Università pubblica non viene più indicata come "sede primaria della
ricerca";
- l'autonomia del Sistema universitario viene svuotata sia a livello locale
sia a livello centrale, concentrando in poche mani (il Rettore e il
Consiglio di Amministrazione) il potere di gestione degli Atenei e
assoggettando il Ministero competente a quello dell'Economia. Agli Atenei,
invece, deve essere assicurata una gestione democratica attraverso la
partecipazione di tutte componenti. In particolare, deve essere prevista
l'elezione di un Senato Accademico a cui siano attribuiti poteri di
programmazione, indirizzo e controllo;
- i previsti meccanismi concorsuali potrebbero addirittura accentuare il
localismo, senza eliminare i casi di nepotismo e senza premiare il merito;
- la istituzione della figura del ricercatore a tempo determinato, in
aggiunta alla pletora di figure post-dottorato, aggrava il problema del
precariato. Deve, invece, essere prevista un'unica figura pre-ruolo, dotata
di autonomia e responsabilità diretta di progetti di ricerca;
- la progressione economica dei professori e dei ricercatori viene
completamente affidata alla discrezionalità dell'Esecutivo, di fatto del
Ministro dell'Economia, tramite una delega i cui unici vincoli causerebbero
penalizzazioni stipendiali anche a coloro che venissero valutati
positivamente;
- assenza di qualsiasi riferimento al destino degli attuali ricercatori di
ruolo;
- non viene prevista alcuna riforma del dottorato di ricerca che è invece
necessaria e urgente anche per la formazione alla docenza;
- la nuova figura del "direttore generale" rischia di sovrapporsi a quella
del rettore;
- le indicazioni sul diritto allo studio risultano generiche e rinviano ad
una delega totale all'Esecutivo, invece di ridefinire un welfare
studentesco oggi palesemente inadeguato.

Le Organizzazioni ritengono infine inaccettabile la differenziazione del
regime pensionistico tra le varie figure docenti. In particolare,
denunziano i prepensionamenti di associati e ricercatori, in corso in
diversi Atenei, sulla base di recenti normative incoerenti e discriminatorie.

Queste posizioni comuni saranno rappresentate negli incontri con i Gruppi
parlamentari e le forze politiche.

Roma, 15 gennaio 2010"

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