giovedì 23 luglio 2009

io??

e io? a volte mi chiedo, continuo testardo imperterrito, a chiedermi che ci faccio qui...qui in Francia. Per cosa mi danno, per quali ragioni.
Mi chiedo sempre piu' quali saranno gli affetti che ritrovero' un giorno rientrato in Italia...un giorno. Chissa' quando dovrei piuttosto dire.

Avra' davvero senso tutto questo affannarsi per fare ricerca? Sara' realmente cio' che puo' riempire degnamente la vita di un uomo?

Mi viene in mente, a tal proposito, la poesia favola di Gianni Rodari del "Giovane gambero" che ho ancora appesa nella mia camera a Modena dai tempi della scuola dell' infanzia:

Andrà lontano?
Farà fortuna?
Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo?
Noi non lo sappiamo, perché
sta ancora marcia ndo con il coraggio e la decisione del primo giorno.
Possiamo solo augurargli, di tutto
cuore: - Buon viaggio!

mercoledì 15 luglio 2009

...in Emilia la sappiamo lunga!

"Grana" e lambrusco per entrare
Al museo Cervi torna il baratto

Per lo spettacolo teatrale "Orti insorti", al Festival di Resistenza di Gattatico, è richiesto il pagamento in natura. Mertedì 21 basterà portare un pezzo di formaggio o un fiasco di vino per avere il biglietto: "E' un modo per affrontare la crisi economica e per tornare agli usi della cività contadina"
di Marco Severo
Ingresso a baratto. Tu mi dai due fichi, tre finocchi, e io ti racconto una storia. Come una volta, proprio. Come si faceva in campagna d’estate, all’ombra dei noci. Lo spettacolo si chiama “ Orti insorti - in giardino con Pasolini, Calvino e il mi’ nonno contadino in Maremma”. Per entrare serve portare un po' di “grana” (nel senso di formaggio) o una boccia di lambrusco: niente soldi, via i portafogli per carità. “A fine spettacolo – si legge sul programma - una festa con musica e merenda con vino, pane, zucchero”� . Ognuno metta quel che può. Lo scambio ruspante è previsto per le 21, martedì 21 luglio, nel cortile del museo Cervi a Gattatico (fra Parma e Reggio Emilia).

Sul palco, per il Festival teatrale di Resistenza, un “monologo con musica dal vivo e minestrone” come dice la locandina. Autrice e protagonista dello spettacolo è Elena Guerrini, in tour dal 2008 nei cortili di mezz’Italia. Musiche di Davide Orlando, cucina di Stefania Carnevali: “Sul palco ci sarà davvero una cuoca – fanno sapere dal museo – con tanto di pentolone per la zuppa da mangiare tutti insieme, alla fine della rappresentazione”. L’idea del baratto è fiorita naturalmente: “Era nelle cose – spiegano gli organizzatori del Festival - visto che ‘Orti insorti’ parla della civiltà contadina, d’un tempo in cui gli attori usavano esibirsi in cambio di generi alimentari. E poi, data la congiuntura economica sfavorevole, cosa c’è di meglio che tornare alle usanze contadine?”. Preparare il fagottino con la ricotta e le uova sode, allora. Fra una settimana si va in scena.

“Lo spettacolo – scrive la Guerrini - è nato da una ricerca sui ricordi del mi’ nonno. Lui non comprava nulla, riusava tutto e con le pannocchie di granturco insegnava a contare fino a cento ai mezzadri in Maremma”. Nel testo, mentre la Carnevali mescola e Orlando strimpella, si parla della natura che fu, dell’ambiente e del clima, delle modificazioni genetiche. Ridendo e scherzando, si introducono questioni come l’agricoltura biologica, l’a mbientalismo, la biodiversità. Oltre al progresso con le sue contraddizioni, ai peones che “invadono le strade coi suv", alle strade bianche che vanno scomparendo e a "un’epoca in cui c’erano i braccianti che si spaccavano la schiena mentre i padroni rubavano”.



Elena Guerrini, autrice di cinema e teatro, passa dall’orto e dalle sue fantasmagorie vegetali (nella locandina una sorta di rivisitazione pop di Magritte, con mele giganti e gnomi su uno sfondo genuinamente psichedelico) per approdare nel salotto letterario di Pasolini e Calvino, in un percorso di teatro civile e narrazione etica.

Fino al 25 luglio, al Museo Cervi, ci sarà l’imbarazzo della scelta tra gli appuntamenti del Festival di resitenza. Si parte il 15 con la pièce “Il mondo dei vinti”, della compagnia Casa degli Alfieri e di Faber Teater (20.30), insieme a “Canti di lotta e di protesta della tradizione popolare” di Alessio Lega (22.30). Il festival, organizzato dall’istituto Alcide Cervi con la consulenza del teatro di Pianura e la partnership della cooperativa Boorea, si concluderà sabato 25 con una “special guest”: l’eurodeputata Debora Serracchiani, l’astro nascente nella notte della speranza Pd. Nella stessa sera previsto anche lo spettacolo “Cuori di terra - Memoria per i sette fratelli Cervi”, del teatro dell’Orsa già premiato a livello nazionale, con Bernardino Bonzani e Monica Morini. L’intera rassegna unisce storia, memoria e natura nella casa che fu dei partigiani Cervi, collegando le radici della nostra cultura ai temi dell'oggi tramite il teatro. Col giusto condimento, ovvio, di fichi e lambrusco.

martedì 14 luglio 2009

lunedì 13 luglio 2009

Vi ho sognati, no comment ( il sogno di Lu!)

Ho sognato che c'erano Feffe, Laleo, Ele e Jhenzo, Lucio Camilla Lafra Ilflacco Cri Suka e Millecolors in una piazzetta che nonstante assomigliasse più alla Place Jourdan qui a Bruseals , purtuttavia si trovava a Parigi. Mattew pure era là ma stava di nuovo per ripartire (tanto per cambiare) e per questo motivo stava un po' distaccato, io ero in ritardo (tanto per cambiare) arrivavo da non so più quale estero e quindi stavo correndo(as usual) per andare all'appuntamento con voi per l'apero', Feffe voleva le patatine e per metà comunque anche lui era con la testa a S.Sebastian,non si sa bene se dal suo ex-maritopax, o dalla sua nuova bella, il gps ha avuto difficoltà nel reperirlo, io correvo e mi sentivo in colpa perchè sapevo che Mattew doveva ripartire, sono stata troppo felice per aver fatto in tempo per un peletto secco! Ci salutiamoabbracciamo tutti e Mattew deve ripartire ma non gli va e allora decidiamo tutti basta sempre partire, sempre via tutti, facciamo che non partiamo più e che rimaniamo tutti di base qui a Parigi. Io mi sento sollevata.
E' stato un sogno breve ed egoista lo ammetto e che per di più finisce cosi' ma in realtà, per essere meno egoistico e far sì che anche tutti i Trottolini siano felici, il finale lo possiamo modificare, ad esempio :
- Rimaniamo tutti a Parigi, a Feffe piace definitely Parigi (!!) e ci porta la sua bella rapendola da S.Sebastian
- Mattew non è triste di non ripartire e decide che in fondo ormai era tardi per prendere l'aereo e poi di fare windsurf e avere sole tutto il tempo, non gli giova più di tanto, e poi le basche sono brutte (ipse dixit e qualcuno confermo')
- Laleo completa il trasloco della sua refurtiva Luganese
- I parigini si danno una calmata e diventano piacevoli
- ...

Trottolù

PS: grazie Lu!

domenica 12 luglio 2009

"Yes, you can". Le nostre colpe le vostre responsabilità

di BARACK HUSSEIN OBAMA

Obama ascolta l'inno nazionale Usa
prima del suo discorso ad Accra
Vi parlo al termine di un lungo viaggio all'estero. Ho cominciato dalla Russia, per un summit tra le due potenze. Poi sono andato in Italia per un vertice tra le grandi economie mondiali. Sono venuto qui in Ghana per una semplice ragione.

L'aspetto che avrà il XXI secolo non dipenderà solo da quello che succede a Roma, a Mosca o a Washington, ma anche da quello che succede ad Accra.

Io non considero i Paesi e i popoli dell'Africa come un mondo a parte: io considero l'Africa come una parte fondamentale del nostro mondo interconnesso. Dobbiamo partire da una semplice premessa: il futuro dell'Africa spetta agli africani. Dico questo conoscendo perfettamente il tragico passato che ha perseguitato in certe occasioni questa parte del mondo. Io ho dentro di me il sangue dell'Africa. Mio nonno faceva il cuoco per gli inglesi in Kenya, e nonostante fosse un anziano rispettato nel suo villaggio i suoi datori di lavoro lo chiamarono "ragazzo" per buona parte della sua vita. Mio padre crebbe pascolando le capre in un minuscolo villaggio, lontanissimo dalle università americane dove sarebbe andato per ricevere un'istruzione. Diventò grande in un momento di straordinarie promesse per l'Africa. Le lotte della generazione di suo padre stavano dando vita a nuove nazioni, a cominciare proprio da qui, in Ghana. Ma nonostante i progressi che sono stati fatti, noi sappiamo che quella promessa in gran parte deve ancora essere mantenuta. Paesi come il Kenya, che quando sono nato io aveva un reddito pro capite maggiore di quello della Corea del Sud, sono rimasti drammaticamente indietro. Malattie e conflitti hanno devastato intere parti del continente africano.

E' facile addossare ad altri la colpa di questi problemi. Ma l'Occidente non è responsabile della distruzione dell'economia dello Zimbabwe nell'ultimo decennio, o delle guerre in cui vengono arruolati bambini tra i combattenti. Ma io sono convinto che questo sia un nuovo momento di promesse. Non saranno giganti come Nkrumah o Kenyatta a plasmare il futuro dell'Africa. Sarete voi. E soprattutto, saranno i giovani.

Oggi mi concentrerò su quattro aree che sono decisive per il futuro dell'Africa e di tutti i Paesi in via di sviluppo: la democrazia; le opportunità; la salute; la risoluzione pacifica dei conflitti.

La prima cosa da fare è supportare governi democratici forti e sostenibili. Nessun Paese riuscirà a creare ricchezza se i suoi leader sfruttano l'economia per arricchirsi, o se la polizia può essere comprata da trafficanti di droga. Questa non è democrazia, questa è tirannia ed è tempo che finisca. Possiamo star certi di una cosa: la storia è al fianco degli africani valorosi, non al fianco di chi usa colpi di Stato o modifiche costituzionali per rimanere al potere. L'Africa non ha bisogno di uomini forti, ha bisogno di istituzioni forti.

Questo continente è ricco di risorse naturali. L'Africa emette meno gas serra di qualsiasi altra parte del mondo, ma è il continente più minacciato dai cambiamenti climatici. Un pianeta più caldo diffonderà le malattie, assottiglierà le risorse idriche ed esaurirà i raccolti, creando le condizioni per ancora più carestie e conflitti. Tutti abbiamo la responsabilità di frenare queste tendenze e trasformare questa crisi in opportunità.

Il buongoverno non è fondamentale solo per quel che riguarda le opportunità, ma anche per quel che riguarda la terza area di cui parlerò, il miglioramento della salute pubblica. Negli ultimi anni sono stati fatti enormi progressi. E' cresciuto molto il numero delle persone affette da Hiv/Aids che riescono a condurre una vita attiva e ricevono i farmaci di cui hanno bisogno. Ma troppi ancora muoiono per malattie che non dovrebbero essere mortali. E' necessario che i singoli africani facciano scelte responsabili per impedire il diffondersi della malattia. L'America sosterrà questi sforzi, perché quando un bambino ad Accra muore di una malattia che si poteva prevenire, tutti noi, in ogni parte del mondo, ne veniamo screditati.

Se collaboriamo in nome di un futuro più sano, dobbiamo anche fermare la devastazione che viene dagli esseri umani, ed ecco perché l'ultimo argomento di cui parlerò sono i conflitti armati. Voglio essere chiaro: l'Africa non è la grossolana caricatura di un continente in guerra. Ma per tanti, troppi africani i conflitti armati sono parte dell'esistenza. Questi conflitti sono una pietra al collo per l'Africa. Dobbiamo combattere l'inumanità in mezzo a noi. Non è mai giustificabile prendere di mira innocenti in nome dell'ideologia. E' la sentenza di morte di una società a costringere i bambini a uccidere in guerra. E' un segno estremo di criminalità e vigliaccheria condannare le donne a stupri incessanti e sistematici. Dobbiamo dare testimonianza del valore di ogni bambino del Darfur e della dignità di ogni donna del Congo. Nessuna fede o cultura può giustificare le offese contro di essi. Quando in Darfur c'è un genocidio o quando in Somalia ci sono i terroristi, queste sono sfide che riguardano la sicurezza globale ed esigono una risposta globale. Ecco perché siamo pronti a collaborare attraverso l'azione diplomatica, l'assistenza tecnica e il supporto logistico, e sosterremo gli sforzi per portare i criminali di guerra di fronte alla giustizia.

Come ho detto prima, il futuro dell'Africa spetta agli africani. Cinquantadue anni fa, gli occhi del mondo erano rivolti al Ghana. E un giovane predicatore chiamato Martin Luther King venne qui, ad Accra, a guardare l'Union Jack che veniva ammainata e la bandiera ghanese che veniva alzata. Chiesero a King come si sentiva ad assistere alla nascita di una nazione. E lui disse: "Rinnova la mia fede nella vittoria finale della giustizia".

Ora quella vittoria può essere conseguita ancora una volta, e può essere conseguita da voi. E sto parlando in particolare ai giovani. Questo è quello che dovete sapere: il mondo sarà come voi lo costruite. Voi avete la forza per chiamare i vostri leader a render conto del proprio operato, per costruire istituzioni che siano al servizio del popolo. Potete sconfiggere le malattie, mettere fine ai conflitti e creare il cambiamento partendo dal basso. Potete farlo. Sì, voi potete. Perché ora la storia sta cambiando.
(Traduzione di Fabio Galimberti).

giovedì 9 luglio 2009

se mi rilasso...collasso,
mi manca l'aria e l' allegria...
percio'....