mercoledì 2 dicembre 2009

Catullo

Odi et amo. quare id faciam, fortasse requiris?
nescio, sed fieri sentio et excrucior.

lunedì 30 novembre 2009

a volte sarebbe quasi liberatorio vivere cio' che leggo nei miei libri. Calarsi nella parte dei personaggi di cui leggo la vita nelle righe scritte da altri autori con esperienza e storia diversa dalla mia.

"Figlio mio, lascia questo Paese"

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre

L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.

giovedì 26 novembre 2009

Non si finisce mai di imparare...

...oggi al mio arrivo in laboratorio ho capito due cose, a mio avviso, importanti:

la prima e' che ai francesi un dolce di formaggio fatto con una dose errata di burro, circa 200gr al posto di 80gr, piace da matti! (persino io non riuscivo a mangiarlo) e vabene perche' me lo hanno finito! ;)

la seconda e' che per misurarsi la temperatura i francesi infilano con molta nonscialans il termometro nel "cagastronzoli"...."ben ouais, dans les fesses" (citando letteralmente), mentre il sottoscritto ha sempre pensato che tale pratica fosse riservata esclusivamente ai neonati e agli animali dal veterinario.

ecco di fatto cosa si puo' apprendere da un postdoc in fisica fatto in francia.
dannazione, come ero provinciale...!

;)

mercoledì 25 novembre 2009

PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO

L'appello che lo scrittore Roberto Saviano ha inviato al Presidente della Repubblica invitandolo a non firmare una eventuale legge sulla modifica attuale del processo in Italia al solo fine di proteggere berlusconi ed evitargli i processi per mafia e corruzione.


SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. È una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO


Firma l'appello:
http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/politica/giustizia-18/adesioni-25/adesioni-25.html

stamattina il cielo abbracciava i batiments delle cites intorno parigi. nuvole basse e piatte come spinte dal sole si coloravano di un meraviglioso arancione autunnale. questo si vedeva dall' rer.
il cielo sopra parigi, cosi pesante e cosi leggero.

domenica 25 ottobre 2009

Il lavoro nel Modenese: Lavoro,15mila posti persi

Leggo sul website di TRC notizie e riporto perche' si vedano numeri e dimensioni di un problema sempre piu dilagante in italia e ancor piu' anche in Emilia. Un problema che spaventa, che affligge il presente, ma rischia piu' che altro di minare e snaturare per sempre anche il futuro.

La sfida della Cgil. Al Governo, cui chiede un deciso cambio di passo nelle azioni di contrasto alla crisi; a Cisl e Uil, per far partecipare tutti i lavoratori al referendum sul contratto dei metalmeccanici e anche a Confindustria, perché non passi l'idea di riallineare il numero degli occupati all'effettivo bisogno produttivo. E proprio questa, al di là di tutto, è la grande emergenza dell'oggi, come dimostrano i dati dell'Osservatorio Cgil sulla crisi. Nel modenese, tra uscita dal lavoro dei precari, aumento della mobilità, anche a zero euro, fallimenti e minori ore lavorate dagli interinali, si sono persi dall'inizio della crisi oltre 15mila posti di lavoro e altri 10mila sono a rischio. A settembre, infatti, nel modenese i lavoratori in cassa integrazione ordinaria, straordinaria o in deroga e con contratti di solidarietà sfiorano i 30mila, la metà di imprese meccaniche, un quarto nel settore ceramico. Parte da questi numeri inquietanti la decisione della Cgil di alzare ulteriormente la voce contro la crisi per chiedere al Governo misure straordinarie, in primis per difendere i posti di lavoro, con il raddoppio del periodo consentito di cassa integrazione e l'aumento delle indennità, anche di disoccupazione, ma il sindacato chiede anche un aumentare la spesa pubblica, rompendo i vincoli del patto di stabilità.

La manifestazione del 14 novembre

A sostegno di queste richieste e in vista della manifestazione nazionale del 14 novembre, lunedì prossimo i lavoratori modenesi saranno protagonisti al presidio permanente di piazza Navona a Roma, mentre giovedì 29, l'attivo provinciale si svolgerà straordinariamente in piazza Grande e le conclusioni saranno affidate al segretario generale, Guglielmo Epifani.

sabato 24 ottobre 2009

All' ora tarda della noche...

All' ora tarda della notte,
volevo una donna, e ho cercato un bombolone.
e ho capito che i bomboloni qui non esistono,
mi son buttato sul porco...nel senso del maiale.

All' ora tarda della notte,
costretto a trangugiare madeleine,
quando sangue
chiama sangue e feffe
chiama
bombolone.

martedì 20 ottobre 2009

una sensazione..

e' una sensazione calda: il crogiolarsi dalla finestra nel guardare il mondo che scorro sotto nella strada o appare e scompare dietro le tende delle vetrate dei palazzi di frone la piazzetta. mi sento quasi protetto, io quasso nella mia tana (altro modo non sapri definirla) nel mio angolo a lavorare e di la' il resto che si muove. qui fermo l' istante quando lo voglio io!
adesso scendo e mi tuffo nel mondo.

quanto mai sempre attuale..

"L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo" Pierpaolo Pasolini, Vie Nuove 1962.


dovremmo rileggerci un po i classici. e questa e' la riprova che la storia si ripete. e chi non conosce il passato non sapra' capire ed affrontare il futuro.

domenica 18 ottobre 2009

nostalgia....forse perche e' autunno ormai, ed ottobre.
mi mancano un po le foglie rosse delle vigne sotto vendemmia.
e i profumi dell' autunno, di casa mia. vabbe'....

venerdì 9 ottobre 2009

un giorno d'ottobre in terra boliviana...

9 ottobre 1967. e' la data cui si ci rifa' per commerare l'esecuzione o assassinio di Ernesto CheGuevara.

Ciao Che!
Hasta la victoria Siempre!

martedì 6 ottobre 2009

lambrusco e pop corn, non e' cosi facile!

quanti anni sono passati! che nostalgia a volte ... per le notti passate lungo i fossi, scorrazzando in lungo e in largo per la citta' e i campi assonnati...
tornerrano qui momenti???

sabato 3 ottobre 2009

il PD in piazza e pure un po in parlamento??

ho scritto, non ce l'ho fatta e ho scritto:

Gentili Stefano Bonaccini , Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino.

vi scrivo in quanto segretario provinciale del PD Modena, la mia citta', segretario nazionale del PD e come candidati alla guida del medesimo partito e in piu come membri della direzione nazionale e, ultimo ma non meno importante, come iscritti tutti al medesimo mio partito, il Partito Democratico.

MI chiamo Federico Iori, sono di Modena e vivo a Parigi da 2 anni per motivi di lavoro, faccio ricerca nel campo della fisica.

Vi scrivo per manifestarmi tutta la delusione, l' amarezza , la sfiducia non solo mia ma anche di altri miei colleghi ed amici italiani che vivono e lavorano all' estero, nell' apprendere della poco edificante performance del PD in parlamento ieri per la votazione sullo scudo fiscale.

Non rigiro il dito nella piaga, perche grande e molto dolorosa, ma voglio solo porvi qualche considerazione su cui varrebbe la pena di riflettere.

Alla luce di quanto accaduto, cosa pensate che la gente dica del PD? Oltre a leggere i numerosi e poco calorosi commenti su Repubblica o sul Corriere, cosa pensate che scatti nelle persone che osservano la politica italiana ad esempio dall' estero? Che immagine credibile puo' avere il nostro partito e tanto meno i nostri rapprensentanti in parlamento?

Dall' estero tanti sono gli italiani che guardano con speranza in un cambiamento che crei condizioni per rientrare (si parla di lavoro e possiblita' di vivere in maniera civile). Tanti sono gli iscritti e i supporter del PD qui a paris che pur impegnandosi per una bella politica, rimangono, come me, attoniti e basiti di fronte a queste manovre di palazzo. I nostri parlamentari che non votano per le piu impensate cause, (quando i senatori a vita erano e sono i primi con 90 anni sulle spalle o febbre a 38 ad andare a votare in passato); il PD che scende in piazza oggi per la giusta campagna sulla liberta' d' informazione che credbilita' puo' avere??? ZERO! nada!

Come tanti amici mi scrivono, vorrei sapere dove erano i nostri parlamentari al momento del voto!! all' estero per il PD? a fare cosa?? in malattia?
Non vorrei essere pedante ma questo e' il vostro lavoro di stare in parlamento. Il compito per cui siete stati votati dai cittadini che hanno riposto in voi fiducia.
Io non posso accettare di dover partire dal mio paese perche' mi manca in italia il lavoro e poi dover assistere a umilianti vicende come quelle di ieri dovute a persone che godono trattamenti ben piu privilegiati della media dei cittadini italiani.

Sono molto molto molto incavolato, mi sento preso in giro e pure molto sfiduciato da un partito che mi sembra non ha piu la bussola e il polso della situazione.
Nessun esponente del PD ha pubblicamente fatto ammenda. Trovo l' atteggiamento del Partito e dei nostri parlamentari molto opinabile, molto scorretto e falso. Non penso che si guadagni la fiducia degli iscritti e dei restanti elettori in questo modo.

Meno piazza gridata, piu azioni parlamentari efficaci. E chi sbaglia deve andare a casa. Perche se io lavoratore sbaglio, vengo licenziato. In parlamento questo non accade. E' ora che nel PD sia ripristinata una seria disciplina. Datevi una mossa!

Vi ringrazio per l'attenzione e non mi scuso per lo sfogo, perche' non lo e'. E' la lettera di un ragazzo di 30 anni emigrato in francia per lavorare. E' la lettera di un ragazzo di 30 anni che ha creduto nel progetto Partito Democratico e che ritiene che sia ora di essere piu seri e credibili. E' la lettera di un ragazzo di 30 anni che si sta sfiduciando con amarezza. Fate seguire delle azioni concrete e coerenti alle vostre proposte oppure gli iscritti e gli elettori non vi seguiranno piu.

Cordialmente
Federico Iori.
--
Dr. Federico Iori, PhD!

Laboratoire des Solides Irradiés,
Ecole Polytechnique - CEA/DSM, CNRS
91128 Palaiseau, France

www.etsf.polytechnique.fr

phone: +33 (0) 1 69 33 44 85
emails: federico.iori @ polytechnique.edu
iori.federico @ unimore.it
http://www.pdmodena.it/
http://www.comune.mo.it

giovedì 24 settembre 2009

"ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare e rido in faccia a quel che cerchi e che mai avrai..."

...

molti paesi, nessun paese.

mercoledì 23 settembre 2009

Sono tornato...

sono tornato. son tornato a parigi. sotto un cielo che non e' il mio. sotto un orizzonte dove il mio sguardo si perde ancora a fatica. Sono tornato. Andra' bene. Come per coloro che lontani aspettano di essere in tre.
Andra' bene.

venerdì 11 settembre 2009

"benvenuto nel mondo dei pochi che hanno visto altro.."

ecco le parole che mi ha rivolto stasera Maxime, e che mi hanno forse colpito come una sorta di rivelazione tra una stazione dell' RER laggiu in basso, tra massy e bourg la reine. perche' forse mi e' ora piu' chiaro qualcosa. Il fatto di essere alla ricerca di un luogo in cui fermarsi, non e' scontato. l' esperienza di paris mi ha cambiato e continua a farlo. persino nella mia citta' natale mi sento spesso ormai un pesce fuor d'acqua. e dire che il mondo e' paese. eppure mi accorgo di non accettare piu in toto cio' che e' stato. anzi, lo accetto, ma finisco per esserne a volte infastidito. ed irrequieto cerco continuamente altro. mi chiedo dove sara' il mio altro.....

Non era un paese che uno potesse rassegnarsi, posare la testa e dire agli altri: 'Per male che vada mi conoscete. Per male che vada lasciatemi vivere'. Era questo che faceva paura.

pero anche io come il protagonista de La Luna e il Falo' anche io so che la storia della luna e dei falo' la conosco, pero solo mi sono forse gia dimenticato di saperla. e devo dire, uscire di qui, allontanarmi da Casa e' stato il primo passo che ho fatto per ritornarvi un domani. adesso lo capisco e ne sento tutto il peso, nel bene e nel male.
spero di farvi ritorno, completo.

lunedì 24 agosto 2009

Eskerrik Asko!

Rientro da Donostia oggi per passare da paris, fare una lavatrice, constatare che la pioggia rimane con me fedele dal tragitto euskadi-frantzia, disfare la valigia rifare la valigia, ripartire per Modena/. Modena Modena stazione di Modena!!!

al momento, non c'e' che dire, e' stato un bel mese! nuovo direi, soprattutto, ed importante! dove si affinano i pensieri antichi e si maturano nuovi obiettivi. Dove ci si impara anche a conoscersi meglio!

entoces, eskerrik asko! muxu!

giovedì 13 agosto 2009

pescirossianuiorc

un bel pensiero di Lorenzo "Jovanotti" Cherubini:

L’Italia vista da lontano fa girare la testa. Da una parte c’è il fatto indiscutibile che siamo «l’Italia» e nel mondo questa parola significa ancora tanto, prima di tutto sinonimo di una certa energia creativa, di un sapere antico ma in grado di rinnovarsi continuamente senza perdere mai quel qualcosa di unico.
Sto parlando della bellezza e dell’armonia, concetti che tutti associano alle cose italiane, dal cibo al design (attenzione perché niente è per sempre e ormai quella che era una specie di esclusiva non lo è più). Gli italiani in giro per il mondo sanno farsi valere.

L’altro giorno a San Francisco ho pranzato con un importante uomo di cinema americano nemmeno quarantenne e solo a nominare Fellini o Pasolini gli si bagnavano gli occhi di lacrime. Ma l’Italia vista da lontano è anche quel paese che fa fatica a raccontarsi per quello che sta vivendo oggi, perché non se ne può più di dover ricorrere al passato per essere rilevanti fuori da casa nostra. E non se ne può più di essere all’estero e di vederli ridere sotto i baffi quando in una qualsiasi conversazione si nomina la nostra politica.

Mi sono trovato spesso a dover difendere una storia indifendibile per il semplice fatto che non mi piace che mi si parli male dell’Italia fuori dall’Italia, perché come canta Gaber anche se «non mi sento italiano» per fortuna o purtroppo lo sono e quei difetti e quei pregi, per fortuna o purtroppo, sono anche i miei. Abbiamo bisogno di un’altra storia, di nuovi valori, di più energia.

giovedì 23 luglio 2009

io??

e io? a volte mi chiedo, continuo testardo imperterrito, a chiedermi che ci faccio qui...qui in Francia. Per cosa mi danno, per quali ragioni.
Mi chiedo sempre piu' quali saranno gli affetti che ritrovero' un giorno rientrato in Italia...un giorno. Chissa' quando dovrei piuttosto dire.

Avra' davvero senso tutto questo affannarsi per fare ricerca? Sara' realmente cio' che puo' riempire degnamente la vita di un uomo?

Mi viene in mente, a tal proposito, la poesia favola di Gianni Rodari del "Giovane gambero" che ho ancora appesa nella mia camera a Modena dai tempi della scuola dell' infanzia:

Andrà lontano?
Farà fortuna?
Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo?
Noi non lo sappiamo, perché
sta ancora marcia ndo con il coraggio e la decisione del primo giorno.
Possiamo solo augurargli, di tutto
cuore: - Buon viaggio!

mercoledì 15 luglio 2009

...in Emilia la sappiamo lunga!

"Grana" e lambrusco per entrare
Al museo Cervi torna il baratto

Per lo spettacolo teatrale "Orti insorti", al Festival di Resistenza di Gattatico, è richiesto il pagamento in natura. Mertedì 21 basterà portare un pezzo di formaggio o un fiasco di vino per avere il biglietto: "E' un modo per affrontare la crisi economica e per tornare agli usi della cività contadina"
di Marco Severo
Ingresso a baratto. Tu mi dai due fichi, tre finocchi, e io ti racconto una storia. Come una volta, proprio. Come si faceva in campagna d’estate, all’ombra dei noci. Lo spettacolo si chiama “ Orti insorti - in giardino con Pasolini, Calvino e il mi’ nonno contadino in Maremma”. Per entrare serve portare un po' di “grana” (nel senso di formaggio) o una boccia di lambrusco: niente soldi, via i portafogli per carità. “A fine spettacolo – si legge sul programma - una festa con musica e merenda con vino, pane, zucchero”� . Ognuno metta quel che può. Lo scambio ruspante è previsto per le 21, martedì 21 luglio, nel cortile del museo Cervi a Gattatico (fra Parma e Reggio Emilia).

Sul palco, per il Festival teatrale di Resistenza, un “monologo con musica dal vivo e minestrone” come dice la locandina. Autrice e protagonista dello spettacolo è Elena Guerrini, in tour dal 2008 nei cortili di mezz’Italia. Musiche di Davide Orlando, cucina di Stefania Carnevali: “Sul palco ci sarà davvero una cuoca – fanno sapere dal museo – con tanto di pentolone per la zuppa da mangiare tutti insieme, alla fine della rappresentazione”. L’idea del baratto è fiorita naturalmente: “Era nelle cose – spiegano gli organizzatori del Festival - visto che ‘Orti insorti’ parla della civiltà contadina, d’un tempo in cui gli attori usavano esibirsi in cambio di generi alimentari. E poi, data la congiuntura economica sfavorevole, cosa c’è di meglio che tornare alle usanze contadine?”. Preparare il fagottino con la ricotta e le uova sode, allora. Fra una settimana si va in scena.

“Lo spettacolo – scrive la Guerrini - è nato da una ricerca sui ricordi del mi’ nonno. Lui non comprava nulla, riusava tutto e con le pannocchie di granturco insegnava a contare fino a cento ai mezzadri in Maremma”. Nel testo, mentre la Carnevali mescola e Orlando strimpella, si parla della natura che fu, dell’ambiente e del clima, delle modificazioni genetiche. Ridendo e scherzando, si introducono questioni come l’agricoltura biologica, l’a mbientalismo, la biodiversità. Oltre al progresso con le sue contraddizioni, ai peones che “invadono le strade coi suv", alle strade bianche che vanno scomparendo e a "un’epoca in cui c’erano i braccianti che si spaccavano la schiena mentre i padroni rubavano”.



Elena Guerrini, autrice di cinema e teatro, passa dall’orto e dalle sue fantasmagorie vegetali (nella locandina una sorta di rivisitazione pop di Magritte, con mele giganti e gnomi su uno sfondo genuinamente psichedelico) per approdare nel salotto letterario di Pasolini e Calvino, in un percorso di teatro civile e narrazione etica.

Fino al 25 luglio, al Museo Cervi, ci sarà l’imbarazzo della scelta tra gli appuntamenti del Festival di resitenza. Si parte il 15 con la pièce “Il mondo dei vinti”, della compagnia Casa degli Alfieri e di Faber Teater (20.30), insieme a “Canti di lotta e di protesta della tradizione popolare” di Alessio Lega (22.30). Il festival, organizzato dall’istituto Alcide Cervi con la consulenza del teatro di Pianura e la partnership della cooperativa Boorea, si concluderà sabato 25 con una “special guest”: l’eurodeputata Debora Serracchiani, l’astro nascente nella notte della speranza Pd. Nella stessa sera previsto anche lo spettacolo “Cuori di terra - Memoria per i sette fratelli Cervi”, del teatro dell’Orsa già premiato a livello nazionale, con Bernardino Bonzani e Monica Morini. L’intera rassegna unisce storia, memoria e natura nella casa che fu dei partigiani Cervi, collegando le radici della nostra cultura ai temi dell'oggi tramite il teatro. Col giusto condimento, ovvio, di fichi e lambrusco.

martedì 14 luglio 2009

lunedì 13 luglio 2009

Vi ho sognati, no comment ( il sogno di Lu!)

Ho sognato che c'erano Feffe, Laleo, Ele e Jhenzo, Lucio Camilla Lafra Ilflacco Cri Suka e Millecolors in una piazzetta che nonstante assomigliasse più alla Place Jourdan qui a Bruseals , purtuttavia si trovava a Parigi. Mattew pure era là ma stava di nuovo per ripartire (tanto per cambiare) e per questo motivo stava un po' distaccato, io ero in ritardo (tanto per cambiare) arrivavo da non so più quale estero e quindi stavo correndo(as usual) per andare all'appuntamento con voi per l'apero', Feffe voleva le patatine e per metà comunque anche lui era con la testa a S.Sebastian,non si sa bene se dal suo ex-maritopax, o dalla sua nuova bella, il gps ha avuto difficoltà nel reperirlo, io correvo e mi sentivo in colpa perchè sapevo che Mattew doveva ripartire, sono stata troppo felice per aver fatto in tempo per un peletto secco! Ci salutiamoabbracciamo tutti e Mattew deve ripartire ma non gli va e allora decidiamo tutti basta sempre partire, sempre via tutti, facciamo che non partiamo più e che rimaniamo tutti di base qui a Parigi. Io mi sento sollevata.
E' stato un sogno breve ed egoista lo ammetto e che per di più finisce cosi' ma in realtà, per essere meno egoistico e far sì che anche tutti i Trottolini siano felici, il finale lo possiamo modificare, ad esempio :
- Rimaniamo tutti a Parigi, a Feffe piace definitely Parigi (!!) e ci porta la sua bella rapendola da S.Sebastian
- Mattew non è triste di non ripartire e decide che in fondo ormai era tardi per prendere l'aereo e poi di fare windsurf e avere sole tutto il tempo, non gli giova più di tanto, e poi le basche sono brutte (ipse dixit e qualcuno confermo')
- Laleo completa il trasloco della sua refurtiva Luganese
- I parigini si danno una calmata e diventano piacevoli
- ...

Trottolù

PS: grazie Lu!

domenica 12 luglio 2009

"Yes, you can". Le nostre colpe le vostre responsabilità

di BARACK HUSSEIN OBAMA

Obama ascolta l'inno nazionale Usa
prima del suo discorso ad Accra
Vi parlo al termine di un lungo viaggio all'estero. Ho cominciato dalla Russia, per un summit tra le due potenze. Poi sono andato in Italia per un vertice tra le grandi economie mondiali. Sono venuto qui in Ghana per una semplice ragione.

L'aspetto che avrà il XXI secolo non dipenderà solo da quello che succede a Roma, a Mosca o a Washington, ma anche da quello che succede ad Accra.

Io non considero i Paesi e i popoli dell'Africa come un mondo a parte: io considero l'Africa come una parte fondamentale del nostro mondo interconnesso. Dobbiamo partire da una semplice premessa: il futuro dell'Africa spetta agli africani. Dico questo conoscendo perfettamente il tragico passato che ha perseguitato in certe occasioni questa parte del mondo. Io ho dentro di me il sangue dell'Africa. Mio nonno faceva il cuoco per gli inglesi in Kenya, e nonostante fosse un anziano rispettato nel suo villaggio i suoi datori di lavoro lo chiamarono "ragazzo" per buona parte della sua vita. Mio padre crebbe pascolando le capre in un minuscolo villaggio, lontanissimo dalle università americane dove sarebbe andato per ricevere un'istruzione. Diventò grande in un momento di straordinarie promesse per l'Africa. Le lotte della generazione di suo padre stavano dando vita a nuove nazioni, a cominciare proprio da qui, in Ghana. Ma nonostante i progressi che sono stati fatti, noi sappiamo che quella promessa in gran parte deve ancora essere mantenuta. Paesi come il Kenya, che quando sono nato io aveva un reddito pro capite maggiore di quello della Corea del Sud, sono rimasti drammaticamente indietro. Malattie e conflitti hanno devastato intere parti del continente africano.

E' facile addossare ad altri la colpa di questi problemi. Ma l'Occidente non è responsabile della distruzione dell'economia dello Zimbabwe nell'ultimo decennio, o delle guerre in cui vengono arruolati bambini tra i combattenti. Ma io sono convinto che questo sia un nuovo momento di promesse. Non saranno giganti come Nkrumah o Kenyatta a plasmare il futuro dell'Africa. Sarete voi. E soprattutto, saranno i giovani.

Oggi mi concentrerò su quattro aree che sono decisive per il futuro dell'Africa e di tutti i Paesi in via di sviluppo: la democrazia; le opportunità; la salute; la risoluzione pacifica dei conflitti.

La prima cosa da fare è supportare governi democratici forti e sostenibili. Nessun Paese riuscirà a creare ricchezza se i suoi leader sfruttano l'economia per arricchirsi, o se la polizia può essere comprata da trafficanti di droga. Questa non è democrazia, questa è tirannia ed è tempo che finisca. Possiamo star certi di una cosa: la storia è al fianco degli africani valorosi, non al fianco di chi usa colpi di Stato o modifiche costituzionali per rimanere al potere. L'Africa non ha bisogno di uomini forti, ha bisogno di istituzioni forti.

Questo continente è ricco di risorse naturali. L'Africa emette meno gas serra di qualsiasi altra parte del mondo, ma è il continente più minacciato dai cambiamenti climatici. Un pianeta più caldo diffonderà le malattie, assottiglierà le risorse idriche ed esaurirà i raccolti, creando le condizioni per ancora più carestie e conflitti. Tutti abbiamo la responsabilità di frenare queste tendenze e trasformare questa crisi in opportunità.

Il buongoverno non è fondamentale solo per quel che riguarda le opportunità, ma anche per quel che riguarda la terza area di cui parlerò, il miglioramento della salute pubblica. Negli ultimi anni sono stati fatti enormi progressi. E' cresciuto molto il numero delle persone affette da Hiv/Aids che riescono a condurre una vita attiva e ricevono i farmaci di cui hanno bisogno. Ma troppi ancora muoiono per malattie che non dovrebbero essere mortali. E' necessario che i singoli africani facciano scelte responsabili per impedire il diffondersi della malattia. L'America sosterrà questi sforzi, perché quando un bambino ad Accra muore di una malattia che si poteva prevenire, tutti noi, in ogni parte del mondo, ne veniamo screditati.

Se collaboriamo in nome di un futuro più sano, dobbiamo anche fermare la devastazione che viene dagli esseri umani, ed ecco perché l'ultimo argomento di cui parlerò sono i conflitti armati. Voglio essere chiaro: l'Africa non è la grossolana caricatura di un continente in guerra. Ma per tanti, troppi africani i conflitti armati sono parte dell'esistenza. Questi conflitti sono una pietra al collo per l'Africa. Dobbiamo combattere l'inumanità in mezzo a noi. Non è mai giustificabile prendere di mira innocenti in nome dell'ideologia. E' la sentenza di morte di una società a costringere i bambini a uccidere in guerra. E' un segno estremo di criminalità e vigliaccheria condannare le donne a stupri incessanti e sistematici. Dobbiamo dare testimonianza del valore di ogni bambino del Darfur e della dignità di ogni donna del Congo. Nessuna fede o cultura può giustificare le offese contro di essi. Quando in Darfur c'è un genocidio o quando in Somalia ci sono i terroristi, queste sono sfide che riguardano la sicurezza globale ed esigono una risposta globale. Ecco perché siamo pronti a collaborare attraverso l'azione diplomatica, l'assistenza tecnica e il supporto logistico, e sosterremo gli sforzi per portare i criminali di guerra di fronte alla giustizia.

Come ho detto prima, il futuro dell'Africa spetta agli africani. Cinquantadue anni fa, gli occhi del mondo erano rivolti al Ghana. E un giovane predicatore chiamato Martin Luther King venne qui, ad Accra, a guardare l'Union Jack che veniva ammainata e la bandiera ghanese che veniva alzata. Chiesero a King come si sentiva ad assistere alla nascita di una nazione. E lui disse: "Rinnova la mia fede nella vittoria finale della giustizia".

Ora quella vittoria può essere conseguita ancora una volta, e può essere conseguita da voi. E sto parlando in particolare ai giovani. Questo è quello che dovete sapere: il mondo sarà come voi lo costruite. Voi avete la forza per chiamare i vostri leader a render conto del proprio operato, per costruire istituzioni che siano al servizio del popolo. Potete sconfiggere le malattie, mettere fine ai conflitti e creare il cambiamento partendo dal basso. Potete farlo. Sì, voi potete. Perché ora la storia sta cambiando.
(Traduzione di Fabio Galimberti).

giovedì 9 luglio 2009

se mi rilasso...collasso,
mi manca l'aria e l' allegria...
percio'....

giovedì 21 maggio 2009

Noi siamo convinti che il mondo...

Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.


Enrico Berlinguer

giovedì 14 maggio 2009

Oltre il Ponte - Italo Calvino

ci sono canzoni che ti danno emozioni...riferimenti e spunti di partenza. o canzoni che ti ricordano con dolcezza persone ed incontri.

O ragazza dalle guance di pesca,

O ragazza dalle guance d'aurora,
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all'età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.

Silenziosi sugli aghi di pino,
Su spinosi ricci di castagna,
Una squadra nel buio mattino
Discendeva l'oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
Ad assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l'armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Non è detto che fossimo santi,
L'eroismo non è sovrumano,
Corri, abbassati, dài, balza avanti,
Ogni passo che fai non è vano.
Vedevamo a portata di mano,
Dietro il tronco, il cespuglio, il canneto,
L'avvenire d'un mondo più umano
E più giusto, più libero e lieto.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.

Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
Che non sanno la storia di ieri.
lo son solo e passeggio tra i tigli
Con te, cara, che allora non c'eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
Quelle nostre speranze d'allora,
Rivivessero in quel che tu speri,
O ragazza color dell'aurora.

Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l'altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent'anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l'amore.
ho letto Il sentiero dei Nidi di Ragno....tutto d'un fiato.
con la primavera alle porte e le canzoni di Calvino e dei Modena nella testa.
con la dolcezza infinita della morbida luce del crepuscolo di maggio...il profumo del primo fieno tagliato. adesso so ...so dove si dirigono i miei pensieri. so dove il mio interesse converge. nel capire la storia,...le esperienze di coloro che vissero quegli anni. solo ora dopo tanti anni capisco a fondo la partecipazione di tanti giovani. comprendo sogni ed aspirazioni, paure e dubbi. capisco da che parte voglio stare, verso quali idee si muove la mia curiosita' il mio interesse. con orgoglio rivendico la storia della mia famiglia, di mio nonno, di mio padre. sento un richiamo forte verso le battaglie compiute. sento un richiamo che inevitabilmente mi porta a modena. mi porta dove sono le mie radici. e mi commuovo un po'.

notte.

La notte di San Severo

L'estate del '44
Fu la più calda di tutto il secolo
Perché vent'anni di fame e miseria
Per le visioni in camicia nera
Che ci portarono in mezzo a una guerra
A cui ribellarsi era cosa seria
E la montagna fu madre
Dei combattenti bambini.

Silvestro era un uomo grande
Che conosceva espedienti a memoria
Come un albero ed il suo nome
Non si piegava alle intemperie
E così alle dittature
E alla propaganda esaltata
Che assicurava grandezza
Dove grandezza non c'era.

Ma i tedeschi che sparavano
E gridando distruggevano
E le donne che imploravano
I bambini che piangevano
E le case che bruciavano
Ed i fuochi divampavano
E le donne che imploravano
I bambini che piangevano.

Noi, saremo soli
A portare la croce e la storia
Noi, saremo soli
Contro uomini senza memoria.

Quella notte a San Severo
Si aspettava una rappresaglia
Silvestro impaurito
Non stette a pensare
Con sua moglie e i suoi otto figli
Lasciò il paese e la casa
Per passare la notte
Nella boscaglia.

La notte passò in fretta
Tra il freddo e qualche favola
Ma sembrò la più bella di tutte
Col suo cielo d'estate
Non si sentì alcun rumore
Dal paese lasciato
Silvestro decise che sarebbe tornato.

Ma i tedeschi li aspettavano
Ed i padri catturarono
E le donne che imploravano
I bambini che piangevano
E nel bosco li portarono
E poi dopo li bendarono
E da bestie fucilarono
Venti padri che morivano.

Noi, saremo soli
A portare la croce e la storia
Noi, saremo soli
Contro uomini senza memoria...

Seta

martedì 12 maggio 2009

Il più bello dei mari

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.

Nazim Hikmet

giovedì 7 maggio 2009

donostia...

da donostia si parte per un nuovo viaggio!
speriamo di non finirlo...e siamo curiosi di sapere che posti si visiteranno no?!
del resto a donostia c'e' il mare. quale migliore location per un viaggio?

e' ora di riprendere la propria vita in mano...senza mai mai perdere la tenerezza. gia'. e' ora di risalire.

notte, quindi.
a domani.

lunedì 20 aprile 2009

equilibrio...

...fosse facile trovarlo...
manco un po'.
basterebbe capire dove si vuole andare; e soprattutto con chi.

martedì 14 aprile 2009

Dolce Enrico

enrico se tu ci fossi ancora
ci basterebbe un sorriso
per un abbraccio di un'ora
il mondo cambia
ha scelto la bandiera
l'unica cosa che resta
e' un'ingiustizia piu' vera
qui tutti gridano
qui tutti noi siamo diversi
ma se li senti parlare
sono da sempre gli stessi
quante bugie
quanti segreti in fondo al mare
pensi davvero che un giorno
noi li vedremo affiorare
oh no non dirmi no
dimmi che quel giorno ci saro'
chiudo gli occhi e penso a te
dolce enrico
nel mio cuore accanto a me
tu sei vivo
chiudo gli occhi e tu ci sei
dolce enrico
tu sorridi accanto a me
a san giovanni stanotte
la piazza e' tutta vuota
ma quanta gente che c'e'
sotto la grande bandiera
e quante bugie
quanti segreti in fondo al mare
pensi davvero che un giorno
noi li vedremo affiorare
oh no non dirmi no
dimmi che quel giorno ci saro'
chiudo gli occhi e penso a te
dolce enrico
nel mio cuore accanto a me
tu sei vivo
chiudo gli occhi e tu ci sei
dolce enrico
tu sorridi accanto a me
tu sorridi accanto a me

primavera che incalza...

...e ci ho una voglia di tornare a casa. mapppork!
o anche di viaggiare. ma non di stare fermo qui.
chissa perche?!!!!

intanto i campi si riempiono del grano che cresce e le spighe ondeggiano al vento.

martedì 7 aprile 2009

abruzzo..

..come si fa a guardare le immagini che arrivano dall' Abruzzo senza commuoversi, piangere a dirotto?
sono inebetito davanti a tanta sciagura, a tante persone e bambini morti.

lunedì 16 marzo 2009

in viaggio

....grande settimana in donostia. persone davvero affettuose e cordiali.
ogni viaggio porta nuove persone e nuove esperienze. affascinante. come affascinante e' il mare. e il rumore della risacca. ogni volta che l'onda si ritrae, si porta via qualcosa...per poi ritornare con qualcosa di nuovo dopo.
sono entusiasta delle persone che incontro. di, spero, conoscerle.

ma mi manca la mia primavera a casa. mi mancano i rumori, i colori, i sapori delle sere di primavera di casa mia. e' la prima volta che mi ritrovo da solo dopo tanto a pensarci. e si riscoprono sentimenti nascosti da un po, quasi riposti nel cassetto ad aspettare. tuttavia la nostalgia non accenna a scomparire.

aspettiamo la primavera.

domenica 1 marzo 2009

primavera che avanza...vrebb

...si respira quasi aria di primavera quil. che mi ricorda come sempre casa.

e' un peccato, una profonda ferita avere perso amici a casa. proprio dove dovremmo stare piu uniti, invece, ci si perde di vista. mah.


ed oggi, e' UN ANNO che sono a Parigi! un anno! cosa ci aspettiamo dal prossimo???

mercoledì 25 febbraio 2009

a carnevale...

...c'e' sempre il sole che splende. sempre stato. lo stesso sole che splende qui oggi, penso splenda anche a casa.
a presto.

martedì 17 febbraio 2009

16 febbraio....io...

"....io mi iscrivo ai terrroscti!!!"

er magnotta direbbe cusi.."io mi iscrivo ai terroristi...porcoddi*!!!"
non si puo' andare avanti cosi'. anche la sardegna stiamo perdendo. e molto sicuramentemente la perderemo.

inizio a diventare razzista....con gli italiani pero!

ma sta tutto crollando? tutto?
mi sento davvero spaurito. poche certezze che piano piano crollano.
speriamo che rimanga almeno la ghirlandeina. se no am' vin gomit!

lunedì 16 febbraio 2009

a volte...

...mi chiedo ancora dove e quale sia il posto in cui stare bene...
La casa dov' e' ?

domenica 8 febbraio 2009

Non poteva esserci scempio più atroce

Non poteva esserci
scempio più atroce

di EUGENIO SCALFARI


IL CASO ENGLARO appassiona molto la gente poiché pone a ciascuno di noi i problemi della vita e della morte in un modo nuovo, connesso all'evolversi delle tecnologie. Interpella la libertà di scelta di ogni persona e i modi di renderla esplicita ed esecutiva. Coinvolge i comportamenti privati e le strutture pubbliche in una società sempre più multiculturale. Quindi impone una normativa per quanto riguarda il futuro che garantisca la certezza di quella scelta e ne rispetti l'attuazione.

Ma il caso Englaro è stato derubricato l'altro ieri da simbolo di umana sofferenza e affettuosa pietà ad occasione politica utilizzabile e utilizzata da Silvio Berlusconi e dal governo da lui presieduto per raggiungere altri obiettivi che nulla hanno a che vedere con la pietà e con la sofferenza. Non ci poteva essere operazione più spregiudicata e più lucidamente perseguita.

Condotta in pubblico davanti alle televisioni in una conferenza stampa del premier circondato dai suoi ministri sotto gli occhi di milioni di spettatori.
Non stiamo ricostruendo una verità nascosta, un retroscena nebuloso, una opinabile interpretazione. Il capo del governo è stato chiarissimo e le sue parole non lasciano adito a dubbi. Ha detto che "al di là dell'obbligo morale di salvare una vita" egli sente "il dovere di governare con la stessa incisività e rapidità che è assicurata ai governanti degli altri paesi".

Gli strumenti necessari per realizzare quest'obiettivo indispensabile sono "la decretazione d'urgenza e il voto di fiducia"; ma poiché l'attuale Costituzione semina di ostacoli l'uso sistematico di tali strumenti, lui "chiederà al popolo di cambiare la Costituzione".

La crisi economica rende ancor più indispensabile questo cambiamento che dovrà avvenire quanto prima.
Non ci poteva essere una spiegazione più chiara di questa. Del resto non è la prima volta che Berlusconi manifesta la sua concezione della politica e indica le prossime tappe del suo personale percorso; finora si trattava però di ipotesi vagheggiate ma consegnate ad un futuro senza precise scadenze. Il caso Englaro gli ha offerto l'occasione che cercava.

Un'occasione perfetta per una politica che poggia sul populismo, sul carisma, sull'appello alle pulsioni elementari e all'emotività plebiscitaria.

Qui c'è la difesa di una vita, la commozione, il pianto delle suore, l'anatema dei vescovi e dei cardinali, i disabili portati in processione, le grida delle madri. Da una parte. E dall'altra i "volontari della morte", i medici disumani che staccano il sondino, gli atei che applaudono, i giudici che si trincerano dietro gli articoli del codice e il presidente della Repubblica che rifiuta la propria firma per difendere quel pezzo di carta che si chiama Costituzione.

Quale migliore occasione di questa per dare la spallata all'odiato Stato di diritto e alla divisione dei poteri così inutilmente ingombrante? Non ha esitato davanti a nulla e non ha lesinato le parole il primo attore di questa messa in scena. Ha detto che Eluana era ancora talmente vitale che avrebbe potuto financo partorire se fosse stata inseminata. Ha detto che la famiglia potrebbe restituirla alle suore di Lecco se non vuole sottoporsi alle spese necessarie per tenerla in vita.

Ha detto che i suoi sentimenti di padre venivano prima degli articoli della Costituzione. E infine la frase più oscena: se Napolitano avesse rifiutato la firma al decreto Eluana sarebbe morta.

Eluana scelta dunque come grimaldello per scardinare le garanzie democratiche e radunare in una sola mano il potere esecutivo e quello legislativo mentre con l'altra si mette la museruola alla magistratura inquirente e a quella giudicante.

Questo è lo spettacolo andato in scena venerdì. Uno spettacolo che è soltanto il principio e che ci riporta ad antichi fantasmi che speravamo di non incontrare mai più sulla nostra strada.

Ci sono altri due obiettivi che l'uso spregiudicato del caso Englaro ha consentito a Berlusconi di realizzare.
Il primo consiste nella saldatura politica con la gerarchia vaticana; il secondo è d'aver relegato in secondo piano, almeno per qualche giorno, la crisi economica che si aggrava ogni giorno di più e alla quale il governo non è in grado di opporre alcuna valida strategia di contrasto.

Dopo tanto parlare di provvedimenti efficaci, il governo ha mobilitato 2 miliardi da aggiungere ai 5 di qualche settimana fa. In tutto mezzo punto di Pil, una cifra ridicola di fronte ad una recessione che sta falciando le imprese, l'occupazione, il reddito, mentre aumentano la pressione fiscale, il deficit e il debito pubblico. Di fronte ad un'economia sempre più ansimante, oscurare mediaticamente per qualche giorno l'attenzione del pubblico depistandola verso quanto accade dietro il portone della clinica "La Quiete" dà un po' di respiro ad un governo che naviga a vista.

Quando crisi ingovernabili si verificano, i governi cercano di scaricare le tensioni sociali su nemici immaginari. In questo caso ce ne sono due: la Costituzione da abbattere, gli immigrati da colpire "con cattiveria".

Il Vaticano si oppone a quella "cattiveria" ma ciò che realmente gli sta a cuore è mantenere ed estendere il suo controllo sui temi della vita e della morte riaffermando la superiorità della legge naturale e divina sulle leggi dello Stato con tutto ciò che ne consegue. Le parole della gerarchia, che non ha lesinato i complimenti al governo ed ha platealmente manifestato delusione e disapprovazione nei confronti del capo dello Stato ricordano più i rapporti di protettorato che quelli tra due entità sovrane e indipendenti nelle proprie sfere di competenza. Anche su questo terreno è in atto una controriforma che ci porterà lontani dall'Occidente multiculturale e democratico.

Nel suo articolo di ieri, che condivido fin nelle virgole, Ezio Mauro ravvisa tonalità bonapartiste nella visione politica del berlusconismo. Ha ragione, quelle somiglianze ci sono per quanto riguarda la pulsione dittatoriale, con le debite differenze tra i personaggi e il loro spessore storico.

Ci sono altre somiglianze più nostrane che saltano agli occhi. Mi viene in mente il discorso alla Camera di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925, cui seguirono a breve distanza lo scioglimento dei partiti, l'instaurazione del partito unico, la sua identificazione con il governo e con lo Stato, il controllo diretto sulla stampa. Quel discorso segnò la fine della democrazia parlamentare, già molto deperita, la fine del liberalismo, la fine dello Stato di diritto e della separazione dei poteri costituzionali.

Nei primi due anni dopo la marcia su Roma, Mussolini aveva conservato una democrazia allo stato larvale. Nel novembre del '22, nel suo primo discorso da presidente del Consiglio, aveva esordito con la frase entrata poi nella storia parlamentare: "Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli".

Passarono due anni e non ci fu neppure bisogno del bivacco di manipoli: la Camera fu abolita e ritornò vent'anni dopo sulle rovine del fascismo e della guerra.
In quel passaggio del 3 gennaio '25 dalla democrazia agonizzante alla dittatura mussoliniana, gli intellettuali ebbero una funzione importante.
Alcuni (pochi) resistettero con intransigenza; altri (molti) si misero a disposizione.

Dapprima si attestarono su un attendismo apparentemente neutrale, ma nel breve volgere di qualche mese si intrupparono senza riserve.
Vedo preoccupanti analogie. E vedo titubanze e cautele a riconoscere le cose per quello che sono nella realtà. A me pare che sperare nel "rinsavimento" sia ormai un vano esercizio ed una svanita illusione. Sui problemi della sicurezza e della giustizia la divaricazione tra la maggioranza e le opposizioni è ormai incolmabile. Sulla riforma della Costituzione il territorio è stato bruciato l'altro ieri.

E tutto è sciaguratamente avvenuto sul "corpo ideologico" di Eluana Englaro. Non ci poteva essere uno scempio più atroce.

domenica 1 febbraio 2009

11 mesi...

11 mesi che sono a parigi..uaho! e dalla mia prima visita qui nel 2006, ne sono passati ben 3..
umh...forse e' il momento di capire dove si vuole andare..
ma fosse facile ! putain!

martedì 27 gennaio 2009

Come se il mondo...

Insomma è deciso 
e fatti i bagagli
e non credo che
ci rivedremo mai più
hai sempre saputo
badare a te stessa
perciò i consigli
li tengo per me

Possano gli anni
rincorrersi a lungo
e dimenticarsi
di rincorrere te
possa ogni giorno
portarti il suo dono
e ritrovarti sempre come se..

Come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse

A volte mi manchi
e ancora fa male
sarebbe una balla
se dicessi di no
ma alla terza bottiglia
si diventa più saggi
il dolore lo sai
prima o poi svanirà

E allora brindo alla vita
e a ciò che ci porta
bevo agli amici,
ai compagni,anche a me
in un'osteria calda
tra le nebbie e la bassa
dove posso sentirmi quasi come se..

Come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse

Come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse stanotte
come se il mondo finisse

giovedì 15 gennaio 2009

...

A Volte,

La Pioggia Cade fitta e non ci Bagna

Il Vento Soffia forte e non ci Asciuga

E il Sole non lo vedi ma sai che c'è.


A Volte,
mi mancano gli amici di un tempo. siamo uomini senza memoria.

A Volte,
mi sono sentito veramente amato.