mercoledì 15 luglio 2009

...in Emilia la sappiamo lunga!

"Grana" e lambrusco per entrare
Al museo Cervi torna il baratto

Per lo spettacolo teatrale "Orti insorti", al Festival di Resistenza di Gattatico, è richiesto il pagamento in natura. Mertedì 21 basterà portare un pezzo di formaggio o un fiasco di vino per avere il biglietto: "E' un modo per affrontare la crisi economica e per tornare agli usi della cività contadina"
di Marco Severo
Ingresso a baratto. Tu mi dai due fichi, tre finocchi, e io ti racconto una storia. Come una volta, proprio. Come si faceva in campagna d’estate, all’ombra dei noci. Lo spettacolo si chiama “ Orti insorti - in giardino con Pasolini, Calvino e il mi’ nonno contadino in Maremma”. Per entrare serve portare un po' di “grana” (nel senso di formaggio) o una boccia di lambrusco: niente soldi, via i portafogli per carità. “A fine spettacolo – si legge sul programma - una festa con musica e merenda con vino, pane, zucchero”� . Ognuno metta quel che può. Lo scambio ruspante è previsto per le 21, martedì 21 luglio, nel cortile del museo Cervi a Gattatico (fra Parma e Reggio Emilia).

Sul palco, per il Festival teatrale di Resistenza, un “monologo con musica dal vivo e minestrone” come dice la locandina. Autrice e protagonista dello spettacolo è Elena Guerrini, in tour dal 2008 nei cortili di mezz’Italia. Musiche di Davide Orlando, cucina di Stefania Carnevali: “Sul palco ci sarà davvero una cuoca – fanno sapere dal museo – con tanto di pentolone per la zuppa da mangiare tutti insieme, alla fine della rappresentazione”. L’idea del baratto è fiorita naturalmente: “Era nelle cose – spiegano gli organizzatori del Festival - visto che ‘Orti insorti’ parla della civiltà contadina, d’un tempo in cui gli attori usavano esibirsi in cambio di generi alimentari. E poi, data la congiuntura economica sfavorevole, cosa c’è di meglio che tornare alle usanze contadine?”. Preparare il fagottino con la ricotta e le uova sode, allora. Fra una settimana si va in scena.

“Lo spettacolo – scrive la Guerrini - è nato da una ricerca sui ricordi del mi’ nonno. Lui non comprava nulla, riusava tutto e con le pannocchie di granturco insegnava a contare fino a cento ai mezzadri in Maremma”. Nel testo, mentre la Carnevali mescola e Orlando strimpella, si parla della natura che fu, dell’ambiente e del clima, delle modificazioni genetiche. Ridendo e scherzando, si introducono questioni come l’agricoltura biologica, l’a mbientalismo, la biodiversità. Oltre al progresso con le sue contraddizioni, ai peones che “invadono le strade coi suv", alle strade bianche che vanno scomparendo e a "un’epoca in cui c’erano i braccianti che si spaccavano la schiena mentre i padroni rubavano”.



Elena Guerrini, autrice di cinema e teatro, passa dall’orto e dalle sue fantasmagorie vegetali (nella locandina una sorta di rivisitazione pop di Magritte, con mele giganti e gnomi su uno sfondo genuinamente psichedelico) per approdare nel salotto letterario di Pasolini e Calvino, in un percorso di teatro civile e narrazione etica.

Fino al 25 luglio, al Museo Cervi, ci sarà l’imbarazzo della scelta tra gli appuntamenti del Festival di resitenza. Si parte il 15 con la pièce “Il mondo dei vinti”, della compagnia Casa degli Alfieri e di Faber Teater (20.30), insieme a “Canti di lotta e di protesta della tradizione popolare” di Alessio Lega (22.30). Il festival, organizzato dall’istituto Alcide Cervi con la consulenza del teatro di Pianura e la partnership della cooperativa Boorea, si concluderà sabato 25 con una “special guest”: l’eurodeputata Debora Serracchiani, l’astro nascente nella notte della speranza Pd. Nella stessa sera previsto anche lo spettacolo “Cuori di terra - Memoria per i sette fratelli Cervi”, del teatro dell’Orsa già premiato a livello nazionale, con Bernardino Bonzani e Monica Morini. L’intera rassegna unisce storia, memoria e natura nella casa che fu dei partigiani Cervi, collegando le radici della nostra cultura ai temi dell'oggi tramite il teatro. Col giusto condimento, ovvio, di fichi e lambrusco.

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