martedì 9 marzo 2010

desolante osservare questo paese, l'Italia, sfaldarsi davanti ai miei occhi. lontani. io triste, sbigottito ed impotente. lontano. si perde coesione sociale. si perde senso della collettivita'. si arriva a ritenere che neanche le civili semplici regole del vivere comune siano meritevoli di essere rispetttate. e vincere le elezioni non e' per il bene comune, e' per se' stessi, per sentirsi piu' bravi, piu' forti, per il potere. il potere di amminstrare poltrone e comandare persone. 30 anni ci hanno completamente spento il cervello, affumicato l'olfatto, velato gli occhi. il nostro sentire non e' comune; il nostro sentire e' alieno, al resto delle persone estranee che guardano a noi italiani come un popolo di circensi sbandati. Ho letto appena due giorni: sia tornati all' 8 settembre. Lo sento: sbandamento completo. Come belve affamate, ci si avventa sbavando sul tozzo di pane senza ritegno, ringhiando all' avversario per intimorirlo ed allontarlo. Questo e' cio' che accade in Italia. Cio' che tutto noi vediamo. Cio' a cui ci stiamo ormai abituando. Pure i nostri figli dovranno abituarsi? Non ci siamo abituati al fascimo, o forse se non avesse preso una brutta piega sanguinaria, forse ci saremmo tranquillamenti adagiati? MI chiedo davvero come farlo capire alle persone, come far si' che il bene per la res pubblica diventi un sentimento comune. Cosa hanno in testa le persone per accettare questo stato degradante delle cose? a che livello dovremmo ancora scendere, fino a raschiare il fondo, per capirlo?

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